DANDY WARHOLS

Una band che ha dimostrato tutta il suo stile passando dalle stalle alle stelle grazie allo spot pubblicitario di una nota casa produttrice di telefonia mobile.
La band, a metà strada tra l’alternative rock americano e il pop di qualità, si forma nel 1992 a Portland, Oregon. La formazione comprende Courtney Taylor (voce e chitarra), Zia McCabe (tastiere), Peter Holmstrom (chitarra) e Eric Hedford (batteria).



Le prime incisioni vengono pubblicate da un’etichetta locale, la Tim/Kerr Records e vengono raccolte nell’album d’esordio della band, “Dandys Rule, OK?” (1995).



Il disco è, agli occhi della critica, un tentativo dei quattro di sembrare British, mentre per gli autori è quanto di più vicino ai Velvet Underground e T-Rex, mescolati con armonie anni ’60 e rock old-fashion, potessero sfornare.
All’epoca, l’ultima tendenza discografica è proprio quel tipo di musica e inevitabilmente il gruppo diventa uno degli alfieri del NorthWest rock.



Il primo singolo, “TV Theme Song” viene aggiunto alle playlist di molte radio americane e MTV ne programma il video.
I tour con gli Electrafixion e i Love And Rockets attirano l’attenzione delle major, che iniziano a seguire attentamente il gruppo. Leggenda vuole che Courtney e soci abbiano approfittato della situazione per farsi pagare da questo o quell’altro responsabile di A&R delle varie case discografiche interessate lussuosi hotel, pranzi da mille e una notte, voli aerei in prima classe e molto di più.



Quando la festa sembra finire ai Dandy non resta che firmare con la Capitol Records. ma il tanto atteso decollo non arriva.
Infatti il disco (secondo ma primo con una major) deve essere ritardato di un anno – nonostante le grandi aspettative, del pubblico e della critica, nei confronti di materiale del quartetto di melodic rock. Le canzoni non sono come dovrebbero, lo studio non è quello che sembra e Courtney ed Eric cominciano a litigare. Come se non bastasse, l’etichetta boccia le prime registrazioni sostenendo che il disco “manca di potenziali hit”.



La stampa specula, i loro amici smettono di chiamarli e i quattro si sentono delle nullità.
Ma se bisogna toccare il fondo per poter arrivare alle stelle, questo è proprio ciò di cui i Dandy hanno bisogno: si trasferiscono di nuovo nell'appartamento di Courtney e Pete (lo stesso in cui era nato “Dandys Rule, OK?”), il frontman si mette al lavoro sulle canzoni e viene chiamato a rapporto Tony Lash (già loro produttore al debutto).


Ciò che ne esce è – finalmente, nel 1997 - “…The Dandy Warhols Come Down”, che ottiene un buon successo di critica e di pubblico. La spinta più forte arriva dal singolo “Not If You Were the Last Junkie on Earth”, che arriva nella top 40 statunitense e che spopola nel Regno Unito, grazie anche ad un video diretto dal fotografo visionario David La Chapelle (che ha immortalato nei suoi scatti da ‘paese dei balocchi’ anche la nostrana Valeria Marini). Inevitabile che diventi uno dei preferiti di MTV.


Il terzo album della band si intitola “Thirteen Tales From Urban Bohemia” e, pubblicato nell’estate del 2000, contiene un singolo molto accattivante (“Bohemian Like You”) la cui efficacia viene amplificata da un testo ironico e da un video piuttosto irriverente (che gli vale la censura nei paesi anglosassoni). Ma, se l’album fa parlare della band soprattutto nei circuiti eletti dei cultori del rock d’annata, che mescola country music con strati di chitarre e armonici vocal, il vero e proprio ‘botto’ arriva due anni dopo, quando proprio “Bohemian Like You” viene scelto come base sonora per lo spot televisivo di una nota compgani telefonica.



La popolarità è tale anche nel nostro paese che il singolo va alla #1 della classifica italiana portando alla re-release dell’album.
In perfetto stile bobo, l’atteggiamento apparentemente perdente e menefreghista di Taylor & co. sembra aver dato così i suoi buoni frutti.




A conferma di questo e a tre anni di distanza dall’album che li ha piazzati nella mappa del rock come uno dei gruppi più divertenti e innovatori, i Dandys ritornano con “Welcome To The Monkey House” (maggio 2003). Il disco è un vero e proprio shock per coloro che si erano affezionati al sound vintage e grezzo del suo predecessore: il pedale elettronico è stato preferito agli accordi tradizionali del rock per dar vita a un omaggio al synth-pop anni ’80. Merito di un produttore d’eccezione come Nick Rhodes (tastierista dei Duran Duran), che viene aiutato nel suo compito da Simon LeBon (guest vocalist sul brano “Plan A”) e Nile Rodgers (che presta la chitarra su “I Am the Scientist”).


Fedeli alla loro immagine di scandal-maker dello showbiz, comunque, i quattro di Portland presentano l’album in un package alquanto intrigante ed erotico: la copertina rappresenta una banana sbucciata da una zip. Chiaro richiamo all’artwork di due LP-capolavoro: “Sticky Fingers” dei Rolling Stones e “The Banana Album” dei Velvet Underground & Nico, entrambi opera del genio della pop-art Andy Warhol.

 
 
 
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