IL NUOVO ALBUM DI MARINA REI

“Al di là di questi anni” è il nuovo album di Marina Rei uscito il 9 febbraio per la OTRmusic.





Questo lavoro nasce dal desiderio di conservare una testimonianza del tour che l’ha vista impegnata la scorsa stagione 2005-2006: un progetto coraggioso e suggestivo nel quale Marina ha rivisitato in chiave acustica il suo vasto repertorio, interpretandolo con una band composta da una sezione d’archi oltre che dalle tastiere, chitarre e, soprattutto, dalle percussioni – suonate da lei stessa. Sono proprio l’infinita gamma di percussioni, l’unico elemento cui è affidata la ritmica del progetto: una scelta impegnativa, ma che rivela una Marina musicista di grande talento, passionale, intensa, energica, ricca di inventiva.





Per rendere la tensione emotiva e la freschezza di ispirazione del live, il disco è stato registrato in presa diretta al Forum Village di Roma da Giuseppe Innaro, lo stesso sound engineer che ha seguito il tour e ne la potuto valorizzare adeguatamente le caratteristiche sonore e riproporre il suono d’insieme.





L’idea centrale del progetto – arrangiato da Marina insieme ad Anton Giulio Frulio - è lo scandagliare le potenzialità musicali che nascono dal contrasto tra le percussioni - sensuali e tribali - e la classicità degli archi, tra il suono melodioso del pianoforte e quello della chitarra elettrica, spinta alle soglie della psichedelia.



Questa nuova chiave interpretativa mette a nudo la voce di Marina, lasciandole esprimere più liberamente e con maggior forza la sua vocalità.







Il disco si apre con I miei complimenti, in una interpretazione più morbida, in cui la musica stempera l’acredine del testo. Segue ancora una versione lenta, stravolta rispetto all’originale di Fammi entrare, una versione che, nel tradire, rivela più a fondo l’essenza della canzone stessa. Noi, una delle canzoni più autobiografiche della cantautrice romana, racconta una frattura dell’anima che risale agli anni dell’adolescenza introducendo una chitarra elettrica che sembra mimare lo sciabordio del mare, mentre il pizzicato in controtempo degli archi crea una sospensione che rimanda alla sospensione degli anni trascorsi. Inaspettatamente, title track di uno degli album più fortunati della Rei, è costruita su una tensione costante, che cresce senza mai sciogliersi.



T’innamorerò è una timida dichiarazione d’amore, detta con voce limpida e sottile sugli arpeggi dolci del pianoforte; la canzone si chiude con l’inciso di Primavera, reinterpretata voce e chitarra con le stesse sonorità sfumate del disco.





Sorprendenti anche le soluzioni musicali di Continui, dove gli archi incalzano conferendo un senso quasi drammatico alla tessitura musicale, mentre si fa strada una chitarra elettrica distorta; il violoncello ribatte ipnotico le stesse note. Segue immediatamente da Al di là di questi anni, canzone solare, che si apre su un orizzonte sereno, limpido, carico - per l’autrice – di una forte valenza affettiva, essendo questa la canzone con la quale si è presentata per la prima volta al festival di Sanremo vincendo il premio della critica.



Non mancano Song je, unica canzone scritta da Marina con un testo in dialetto, e uno dei suoi pezzi più popolari, di maggior successo: Un inverno da baciare, in una versione scarnificata, in cui le percussioni scandiscono il ritmo del pensiero. Ne La parte migliore di me l’inquietudine è affidata al solo pianoforte su cui poggia la voce di Marina.



Il disco contiene un’unica cover, Quello che non c’è, degli Afterhours, uno dei gruppi più amati dalla Rei; l’intensità del testo e la vocalità della canzone la rendono particolarmente adatta all’artista romana che, pur con una versione molto diversa dall’originale (gli archi ne stravolgono il senso musicale), apre il pezzo verso una nuova e più ampia prospettiva musicale.



Le percussioni irrompono con forza nella parte conclusiva del disco, aprendo Maestri sull’altare, con un lungo assolo e serrando il ritmo dell’intera canzone, e costruendo una tensione crescente in Colpisci, tensione che esplode nella chiusura “parole che mi dicono chi sei”.



Ne Le stelle la musica si fa doppiamente riflessiva, è – cioè – meditativa e specchio essa stessa del contenuto “cosmico” del testo.





In coda al disco una traccia video nella quale è Marina stessa a spiegare le peculiarità di questo progetto mentre scorrono alcune immagini delle registrazioni in studio.

(12 febbraio 2007)

 
 
 
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